A Genova, nell’atrio del Teatro Carlo Felice, a sinistra entrando, è esposto un dipinto – un affresco staccato (287,5 x 277,5 cm) – che raffigura una scena di vendemmia. Carlo Levi si era divertito a realizzarlo, nel 1924, in una stanza della residenza estiva di famiglia ad Alassio, assistito dal padre e del fratello, e ispirandosi tanto a Felice Casorati quanto ai toscani del Quattrocento, come dichiara senza mezzi termini l’ampia griglia prospettica del pergolato. Intenti alla vendemmia sono i famigliari e gli amici, insieme ai mezzadri e alla cameriera Maddalena: la figura con una grossa treccia sulla sinistra, che porge un grappolo a Lelle, sorella del pittore. L’artista, allora ventiduenne, aveva utilizzato per il suo dipinto (una tempera con un legante a base di latte e uova) una preparazione di gesso e colla, e aveva voluto ricorrere, per la struttura compositiva e per alcune figure, alle tecniche tradizionali del cartone e dello spolvero.
Avevo conosciuto nei primi anni ’90 i nipoti di Carlo Levi, e frequentando la loro villa di Alassio avevo dovuto prendere atto del cattivo stato di quel dipinto murale, “mangiato” dalla forte umidità di risalita. Dell’intervento di strappo condotto nell’estate del 1995 e della successiva donazione al Teatro Carlo Felice si riusciva a dar conto in un ormai rarissimo foglio (un po’ locandina, un po’ dazibao), che qui si riproduce.


Vendemmia. Un ritratto di famiglia. Il dipinto di Carlo Levi donato dalle famiglie Levi e Sacerdoti al Teatro Carlo Felice di Genova, con testi di Carlo Levi, Stefano Levi Della Torre, Franco Boggero e Gian Luigi Nicola, Genova (Sagep) 1996.