Non so bene cosa mi avesse indotto, nel dicembre 1994, a spostarmi dal centro di Città del Messico, dove mi trovavo in vacanza, nel quartiere periferico di Coyoacán (la “piazza dei coyote”), a visitare la casa in Avenida Río Churubusco nella quale León Trotsky abitò dal 1937, e dove trovò la morte nel 1940.
Una villetta circondata da inquietanti torrette di guardia, costruite sul muro di cinta dopo un primo attentato andato a monte.
Mentre gli altri visitatori si soffermavano impensieriti nello studio, e intorno allo scrittoio sul quale l’agente stalinista Ramón Mercader – fratello dell’attrice María, che diventerà, per la cronaca, moglie del regista Vittorio De Sica – perpetrò il suo assassinio, io mi ero smarrito ad arte negli spazi non visitabili della casa finendo nella stanza da bagno, giusto in tempo per scattare una foto.
È una vasca sorretta da piedi leonini anche quella della sala da bagno di Ferdinando di Coburgo, il consorte della regina di Portogallo Maria II che verso il 1840 commissionò all’architetto Luidwig von Eschwedge la progettazione del Palácio da Pena: un’ irresponsabile architettura kitsch in forme arabo-gotico-manuelino-rinascimentali che si trova nei dintorni di Sintra, dove ero stato nel gennaio del 2006.
(E sarà anche un gioco troppo facile, ma tant’è non resisto alla tentazione di mettere a confronto le due vasche.)