Dimmi tu
come potrò nascondere
quest’uomo in gran pericolo
piccolo.

Va per casa mia
con quegli occhietti chiari
come se non avesse
pensieri.

Ma pensieri ne ha…
“E si tolga di lì, per piacere!
Via dalla finestra, che se capita
La possono vedere, individuare…”

Chi lui sia
non è così evidente:
un professore stanco,
un dio ignorante.

Un dervìs
che non vuole ruotare,
un pellicano vecchio
che non va a volare.

(Mah! Vuoi dire che alla fine io
Avrò sbagliato una volta ancora…)

Servirà
una bella metafora
a rendere l’idea
di lui, qui

barricato
a guardare nel vento
con quell’ostinazione
un po’ tonta.

Che pensieri farà?
“Ma si tolga di lì, per piacere!
Via dalla finestra, che se capita
La possono vedere, individuare…”


Non so bene cosa m’abbia messo in mente l’immagine di quell’uomo – un ricercato ? – tratto in salvo da gravi pericoli e tenuto nascosto in una casa che non è la sua, con tutte le preoccupazioni che ne possono derivare al suo salvatore.
“Ti tengo in casa a mio rischio” gli dirà, “ma almeno stai lontano dalle finestre”.
O piuttosto: “Stia lontano”. Non sembra esserci grande confidenza tra questi due…
Oltretutto, quello tratto in salvo è piuttosto anziano: un uomo di una certa cultura, ma molto distratto, e per di più curioso. Nel complesso, una figura dolce e stranamente ostinata, che non può non indurre un certo intenerimento.

Mi piaceva, poi, l’immagine dell’uccello che non se la sente più di prendere il volo; e che fra i tanti possibili è un pellicano, forse perché più di altre quella specie mi attrae. Oltre alla simbologia cristologica (il Pellicano sulle croci gemmate medievali), c’è quella alchemica ed ermetica; ma c’è anche, più banalmente, il ricordo di un bagno fatto un bel po’ di anni fa in mezzo a tanti pellicani buffi e garbati, a Santa Fè, sulla costa venezuelana.

E i dervisci rotanti? C’entrano, sempre in rapporto a quell’idea di un movimento non attuato. Guarda fuori, quell’uomo in gran pericolo, ma resta immobile: più di quanto non lo sia mai stato.