In un piccolo spazio verde, alla periferia sud di Strasburgo, mi attira l’espositore che emerge dai cespugli, il tipico mât cylindrique di foggia ottocentesca.
E in un secondo momento, il manifesto del circo Zavatta.
Leggo meglio: “Achille Zavatta / Fils”.
Quindi, è figlio di Achille quel Jessy, un po’ Ivan è un po’ Sandokan, che posa sicuro tra le sue belve (“ses fauves de la savane”).
Stazioneranno a Strasburgo per una decina di giorni, in Place de l’Abattoir.
I macelli si collocano immancabilmente in periferia, e lì siamo a nord-ovest del centro città: vicino all’Ikea, specifica utilmente il manifesto.
Forse è per questa serie di associazioni casuali – il circo, le belve, gli antichi macelli, l’Ikea – che resto lì, per qualche minuto, a fissarlo: come un fesso.