La mostra di antichi argenti genovesi a Ottawa nel 1992, fortemente voluta dall’ambasciatore italiano, non aveva comportato problemi soverchianti. La sede espositiva, un giardino lussureggiante, coperto e climatizzato adiacente al Palazzo della Moneta, era abbastanza insolita ma non presentava incognite legate alla conservazione o alla sicurezza: tutto sarebbe andato per il meglio. Un anziano politico locale insisteva, però, sull’ipotesi di una seconda sessione espositiva nell’estremo Levante dello Stato, a Sherbrooke: e poiché la Soprintendenza mi aveva spedito da quelle parti con mansioni di apripista, mi toccò raggiungerlo là. La visita di Sherbrooke prevedeva l’imbarazzante incursione nella stanza-museo di un vescovo cultore di cose artistiche, e un salto – solo un salto, che però mi rifiutai di fare – nella fabbrica di tappetini antiscivolo per cabine-doccia.
La mostra dei nostri argenti avrebbe potuto essere allestita nel Museum of Fine Arts, in spazi da individuare. “Si tratta solo”, mi aveva spiegato un direttore entusiasta dell’idea, “di togliere da lì – o da là – un po’ di merda”.


Argenti genovesi, catalogo della mostra (Ottawa, Currency Museum) a cura di Franco Boggero e M. Bartoletti, Genova 1992.