Era stata la classica soffiata, in un bar-pasticceria di Taggia, a farmi sapere del Cristo.
Uno sconosciuto mi aveva identificato come “quello delle Belle Arti”, e mi aveva detto di un Crocifisso antichissimo conservato nell’eremo dei Maddalenanti: sul versante destro della valle Argentina, a circa due ore di cammino.
Il Cristo era davvero là, ed era antico, di fine Trecento: una figura lignea di Crocifisso asciutta e monumentale, fuori misura per quella chiesetta medievale nella quale la compagnia della Maddalena si era trasferita solo nel Settecento.

Evoluzione controriformistica, ovvero castigata, di un’antica “badia dei folli”, uno di quei sodalizi che nel Medioevo gestivano gli schiamazzi del Carnevale, i Maddalenanti avevano dunque trovato in un certo momento una sede defilata nel Bosco (lo stesso nel quale, secondo la tradizione, avrebbe vissuto per qualche tempo una “peccatrice rinata” come la Maddalena); e si erano, credibilmente, portati dietro  l’antico Crocifisso della parrocchiale di Taggia. Quello che stava in origine sopra la trave d’arco, sulla soglia del presbiterio.
Troppo monumentale per essere un Cristo processionale, e già sostituito verso la metà del Cinquecento con un manufatto più moderno, il vecchio Crocifisso era stato letteralmente rimosso, ovvero allontanato, mezzo dimenticato.

Ho raccontato altrove come, dopo l’inevitabile restauro, l’altrettanto inevitabile rientro del Cristo in città avesse suscitato delicati problemi di natura diplomatica: e riproduco senz’altro qui quello scritto1.
In una lunga nota, qui sotto, viene anche citato il contributo recentissimo di un grande esperto di folklore, Paolo Giardelli, sul “Ballo della Morte”, una sorta di pantomima, mantenuta in vita dagli stessi Maddalenanti, che tramanda il ricordo di un rito molto antico, pre-cristiano, di passaggio stagionale2.


(Per informazioni più tangibili sull’eremo del Bosco e sui suoi straordinari frequentatori, si può chiedere senza problemi a Marco Spiccio.)


Presentazione, in F. Cervini, Storie di legno. Viaggio nella scultura lignea in valle Argentina, Tipolitografia San Giuseppe, Arma di Taggia, 1999.

Paolo Giardelli, La festa di Santa Maria Maddalena e il Ballo della Morte a Taggia, in G. Revelli, A Madaena. La Festa di Santa Maria Maddalena del Bosco, Edizioni Zem, Vallecrosia 2016.
Il testo riprende, ampliandolo con consistenti integrazioni, quanto pubblicato a suo tempo in tre precedenti scritti: P. Giardelli, Il Cerchio del Tempo. Le tradizioni popolari dei Liguri, Sagep, Genova 1991, pp. 257-266; Id., Le Bal de la Mort, in L’Image de la Madeleine du Xvème au XIX siècle, Actes du colloque de Fribourg (31 mai – 2 juin 1990) publiés par Yves Giraud, Ed. Universitaires Fribourg Suisse, Fribourg 1996, pp. 343-348; Id., La danza della morte, in Rivoltare il tempo Percorsi di Etno-antropologia, Guerini e Associati, Milano 1997.