Il quadro che Rocco mi vorrebbe regalare è molto grande e molto pesante: acrilico su truciolato, tre metri d’altezza. Ma in casa, e proprio a motivo dell’altezza, non mi ci sta proprio (ho controllato bene).
Lui mi richiama dopo qualche giorno e mi dice di venire senz’altro a prenderlo; la cosa, a quanto pare, sarebbe risolta. Di fatto – constaterò – ha segato con un flessibile i Fiori verdi, ricavandone due quadrati di un metro e mezzo per lato. “Nella metà di sopra restano le corolle, ma l’altra metà, che è fatta solo di gambi, adesso è un dipinto astratto.” Ha anche aggiunto una seconda firma, in alto a destra nella metà di sopra: così ora potrò dire di possedere due quadri. “Ma hai messo anche una data sbagliata, 1970 anziché 1990.” “Così diamo un po’ da fare alla critica.”
Sul catalogo della mostra del 2001 (Rocco non c’era più da sette anni), i Fiori verdi, non esposti, compaiono comunque. L’immagine, si vede chiaramente, compone due diverse riprese fotografiche; e nella didascalia, tant’è, ho fatto correggere la data. A casa, continuo a tenere i due dipinti su pareti vicine e distinte: cambio residenza piuttosto spesso, li ho già ambientati in quattro appartamenti diversi.
Rocco Borella. “Il colore sono io“. Opere dal 1944 al 1994, catalogo della mostra di Sanremo (Museo Civico, Palazzo Borea d’Olmo) a cura di Franco Ragazzi, Genova (De Ferrari) 2001.