Il 4 settembre 2005 mi trovo a Lucinasco, paese fra i più belli della valle Impero, per l’inaugurazione di un restauro in coincidenza con la festa patronale di Sant’Antonino.
Qualcuno (non ricordo più chi) mi suggerisce di salire sul campanile per vedere, e sentire all’opera, un espertissimo campanaro. Per suonare a distesa, mi spiegano, lui si lega mani e piedi – per l’esattezza, le due mani e un solo piede – a quattro diverse campane. Mentre la processione passa, lui imperversa, con un risultato grandioso e frastornante; ma prima di cominciare ci tiene a mostrarmi, da lassù, una vigna di cui va, giustamente, orgoglioso: un tratto di campagna ben esposto e molto fertile.
“È veramente bella”, dice. “È nostra”.
(E me la indica.)

Apprendo, in seguito, come nel dialetto genovese “suonare a distesa le campane” si dica battaggiâ; che nella fonetica di Lucinasco – mi spiegherà l’amico Fiorenzo Toso – dovrebbe diventare batajà*. Ovvero, muovere a mano i batacchi delle campane ferme per ottenere particolari effetti di suono ritmato: e questo, beninteso, in Liguria come altrove. L’anno 1840 è un prelato còrso, monsignor Mario Felice Peraldi (1789-1863), a denunciare nella sua Lettera ad una Abbadessa sul frequente uso delle campane il ricorso generoso e talora smodato al “battagliare”.

* “Magari ti interessa”, soggiunge Fiorenzo: “nel Ponente la scampanata a distesa si chiama anche “baudeta”, “sünà a baudeta” (da cui a volte il verbo “baudetâ”).


Lettera ad una Abbadessa sul frequente suono delle campane delle moniali, in Lettere di monsignor Mario Felice Peraldi, Bastia, Tipografia di Fabiani, 1840.


http://www.battagliardicorde.it/campanili.php

http://www.campanologia.org/sistemi-italiani/il-sistema-ligure

http://www.villavianiproloco.it/campane-a-villa-viani-2

http://campanariliguri.it/index.php/arte-campanaria/come-si-suona