Nel convento degli Agostiniani, appena fuori Pieve di Teco, è stata ospitata fino a non molto tempo fa una scuola. Le aule vuote, che oggi conservano solo gli attaccapanni e le lavagne in ardesia, danno sui capitelli ionici di un chiostro un po’ délabré.
Un aggettivo più forte andrebbe scelto per la chiesa conventuale, quattro-cinquecentesca e molto degradata: colonizzata dai piccioni, è ridotta a deposito di cose inutili o inutilizzabili.  La carcassa di una moto, vecchi copertoni, mobilio sfasciato, materiali d’archivio, materassi.
Come tutta questa roba sia potuta finire qui dentro non è ben chiaro. Sgomenta e fa rabbrividire tanta tranquilla indifferenza: come se un intero paese si fosse divertito a infierire. Ma qui non c’è neppure traccia di una malvagia genialità.
Limitiamoci dunque a fissare lo sconforto.