A Istanbul nell’estate del 1989, in un mercatino all’aperto situato nelle vicinanze di una grande moschea ─ la Blu o Suleymanye, non saprei più dire quale ─ compravo alcune vecchie foto, e fra queste il ritratto di due giovani studenti turchi databile ai primi anni del Novecento.
L’etichetta sul passepartout indicava uno studio (“Photographie l’Aigle”) e un indirizzo preciso (“429 Grand Rue de Pera, Constantinople”): un atelier alla moda, sul percorso di quella che oggi si chiama Istikal Caddesi.
Una volta a casa, mi ero divertito a inquadrare la foto in un portaritratti con una grossa cornice d’argento, il tipico oggetto da lista di nozze rimasto un po’ dimenticato, e l’avevo messa in evidenza su un mobile del tinello. Solo dopo anni avevo realizzato come la cosa avesse creato, in alcuni conoscenti, un curioso fraintendimento sulle mie origini famigliari.
Sul retro della foto compare una scritta che non esito a pubblicare, nella speranza che qualcuno me la possa tradurre.