Pensando alla vita e alle sue dimensioni
accarezzo la testa del cane,
me l’hanno lasciato i vicini,
han dovuto raggiungere in fretta
un loro parente che sta a Barcellona
(non gli ho domandato se quella in Sicilia
o l’altra giù in Spagna…)
È di una misura intermedia, bavoso
quel tanto che basta,
e molto peloso; guaisce
soltanto la sera, al tramonto:
guaisce ma solo di sera e di notte
se piove o c’è vento,
ma tanto son solo…
Carezzo la testa nel senso del pelo
e lui muove gli occhi all’insù
seguendo la mano, seguendo ogni volta
la mia mano…
E mi fa un po’ sorridere,
mi fa giusto sorridere…
Mi sfugge la logica, il senso di questo
continuo scodinzolamento.
Con lui io comunico male, per quanto
io stesso animale.
Partendo, i vicini non mi hanno lasciato
il minimo dato:
avrà pure un nome, ‘sto cane.
Carezzo la testa…
Pensando alla vita e alle sue dimensioni
accarezzo la testa del cane.
Cane
Era stato mio fratello Alberto a darmi il primo spunto per il testo di Cane.
Il discorso cadeva, non ricordo più come, sul comportamento fidente di certi cagnetti che, accarezzati sulla testa, seguono ogni volta con gli occhi il percorso della mano.
Da qualcuno che di cani ne sa, mi è poi stato detto come in realtà quel tipo di carezza sulla testa non sia particolarmente gradito all’animale*; e come, comunque, sia raro riscontrare quel quasi automatico ammiccamento. L’immagine e l’idea, però, con buona pace di tutti, restavano carine, e la canzone è stata fatta.
Vi si dice di un cane affidato forzatamente dai padroni a un vicino poco pratico, un uomo solo e forse un po’ timido che se ne prende cura con un fare perplesso e quasi imbarazzato, ma anche curioso e – alla lunga – affettuoso.
(E qui viene fuori la famosa carezza.)
Il cane in questione non è assolutamente di razza: potrebbe darne un’idea quello che compare nel dipinto di sconcertante naïveté che qui riproduco. Insieme ad altre opere frutto di una serie di atti spontanei, il quadro, firmato “Mery”, arreda il passaggio voltato del bookcrossing di quartiere, a pochi metri da casa mia.
La canzone si presta bene a un’esecuzione essenziale, voce e piano; ma nel raffinato arrangiamento orchestrale di Federico Bagnasco il cane (che resta, curiosamente, anonimo) attirerà sensi di tenerezza per come verrà percepito: piccolo, su una grande ribalta.
E il senso vero del pezzo, a risentirlo più volte, mi sembra trovarsi nelle battute iniziali: “Pensando alla vita e alle sue dimensioni / accarezzo, eccetera eccetera”.