Il Bancomat, quello qui sotto, è fuori servizio
e al di là del cristallo c’è uno che passa uno straccio.
Mi grida qualcosa, ma sono parole blindate,
e uscendo mi trovo davanti una specie di prete.

Un chierico dei quartieri alti che parla il dialetto,
ma giusto per gioco, ogni tanto, in punta di becco:
“Bungiurnu, cumme ‘scia sta?” “Fuori servizio.”
(Io non parlo il dialetto a comando, e che cazzo…)

Antipatico,
istintivamente mi è antipatico;
l’ho salutato, magari un po’ in fretta,
ma non sai mai cosa dire…

Lasciatemi andare da solo, ché voglio sentire
attraverso la suola sottile dei miei mocassini
spessori diversi di toppe d’asfalto e tombini:
io provo a pensare coi piedi nel modo migliore.

L’asfalto che aspetta l’estate perché vuol fumare,
l’estate che mette nei baci un bisogno di mandorle amare.
È vero che siam tutti figli di quello che è stato,
oppure di quello che siamo già stati..

Lascia stare.
Nuvole nere addosso al mare,
e qui l’asfalto si copre di pois
forse casuali forse no…

Devo andare,
sta per venire un mezzo temporale:
inconfondibile l’odore di ozono,
e ci ho da fare sempre un Bancomat.